No, non vi trovate su “Casa Facile” o “Marie Claire Maison”. Non vi parleremo di immobili bensì di mindset. In particolare del mindset dei leader. Perché, allora, questo titolo? Perché riteniamo sia la metafora più adatta per richiamare l’attenzione dei manager su un tema strategico: come “indirizzare” il destino della propria organizzazione, di qualunque tipologia essa sia ?.

Le turbolenze economiche e la digital transformation sono i due macro fenomeni che, da un po’ di tempo, stanno impattando su tutte le organizzazioni. Esse influenzano e influenzeranno sempre più cinque ambiti: il paradigma organizzativo, la cultura della leadership, la responsabilità sociale, la responsabilità ambientale e i risultati economici.

Senza voler togliere nulla alla rilevanza delle turbolenze economiche, intendiamo in questa sede dedicarci all’altro macro fenomeno: quello della digital transformation.

In un recente articolo di Cristina Casadei apparso su Il Sole 24 Ore del 19 giugno scorso, si evidenzia come: “Il 67% delle organizzazioni ha già definito una roadmap di cambiamento del modello di business alla luce della trasformazione digitale. Metà con un approccio adattivo, un po’ meno di metà con piani strategici di lungo periodo. Solo il 4% dice di non essere interessato a questo tema. Cambiare l’organizzazione però non basta se non si adatta la people strategy, trasformando competenze, skill, stili di leadership. Il 54% delle organizzazioni dice di aver definito a partire dal piano industriale una people strategy: lo scorso anno erano il 35%, mentre sono scese dal 17 al 9% quelle che si dicono non interessate”.

Questi dati ci dicono che sta aumentando la consapevolezza che il cambiamento è strettamente connesso con la people strategy. Bene. Ma quando parliamo di people strategy che cosa si vuole intendere? Qual è l’aspetto più rilevante che la deve caratterizzare?

Automazione, Internet of Things, Machine Learning, Intelligenza Artificiale sono qui per rimanere e si sono insinuate in tutti gli aspetti della nostra vita, anche lavorativa. Tutte le innovazioni tecnologiche, che hanno contraddistinto le diverse rivoluzioni industriali, inizialmente sono state presentate come l’inizio della fine dell’umanità. Noi siamo di fronte, ora, ad una rivoluzione tecnologica che cambierà il modo di lavorare, di vivere e di metterci in relazione con gli altri. E lo sta facendo con una velocità che non ha precedenti. Che ci piaccia o no, l’unica scelta che abbiamo è di adattarci a questa nuova situazione.

Cambiare casa o cambiare arredamento? La domanda continua a frullarci nella mente. Qualche spunto nei box 1 e 2.

Un ulteriore spunto ce lo offre Marc Prensky, scrittore e consulente statunitense nonché innovatore nel campo dell’educazione e dell’apprendimento. Nel suo libro “La mente aumentata. Dai nativi digitali alla saggezza digitale” ci ricorda che: <<I mutamenti che la tecnologia ci propone sono molto più grandi di quanto qualsiasi persona possa immaginare. Il contesto è mutato e muta continuamente. Ciò significa che la saggezza del passato non sarà più applicabile. Dobbiamo pensare a una nuova saggezza, una saggezza che potremmo definire digitale>>.

E’ evidente, quindi, che si tratta di utilizzare nuove chiavi interpretative, di creare una nuova cultura. Per farlo è necessario uscire dalle tradizionali zone di comfort, aprire la mente, sviluppare un nuovo mindset. Curare e incentivare, innanzitutto in noi stessi e poi nelle persone che ci circondano, la voglia e il desiderio dell’apprendimento continuo.

La metafora della casa e dell’arredamento intendeva essere un modo curioso per evidenziare il passaggio da affrontare. Si deve cambiare totalmente il modo di pensare cioè la casa, come peraltro ci suggerisce lo stesso Prensky, oppure si deve cambiare solo qualche parte di esso, cioè l’arredamento? Per la lettura che noi diamo del contesto siamo portati a preferire il cambio di casa ma con questa scelta non intendiamo stabilire dei nuovi dogmi. Non è l’epoca del pensiero unico. E’ evidente che ogni organizzazione ha una sua specificità, vive e opera in un contesto particolare. Pur consci di questo, riteniamo comunque che per mantenere “vitale” l’organizzazione la scelta tra il cambio della casa (un mindset nuovo) o il cambio dell’arredamento (una parziale modifica del mindset) sia il tema dal quale oggi non si può prescindere.

Se siete d’accordo possiamo proseguire.

Qualunque cambiamento, sia esso totale o parziale, non può che partire da una rilevazione dello stato di partenza. Nell’articolo pubblicato a Marzo 2019 dal titolo “Scusate avete visto il leader?” presentammo l’iniziativa “Laboratorio Leadership 0.4”.

Dal quel laboratorio è nato Molecoleader, un approccio alla cultura della leadership per affrontare l’era digitale.

Oggi, Molecoleader     è anche uno strumento su webapp in grado di misurare quanto i leader siano molecolari e, quindi, adeguati a gestire efficacemente l’impatto della digital transformation. Esso è costituito da 3 cluster e 24 dimensioni (si veda il box 3).

A partire da questa ”survey”, ogni organizzazione può valutare come sviluppare il suo progetto di ridefinizione della propria cultura.

A questa valutazione vogliamo offrire un ulteriore contributo.

Tutti conosciamo l’acronimo V.U.C.A. creato, secondo alcune fonti, dall’US army college nel 2005, secondo altre fonti nel 1987 attingendo alle teorie di leadership di Warren Bennis e Burt Nanus per descrivere o riflettere sulla volatilità, l’incertezza, la complessità e l’ambiguità del contesto nel quale viviamo. Poco importa quale sia la fonte corretta. Certo è che questo acronimo è utilizzato molto spesso nel mondo del management.

Visto che siamo immersi in mondo VUCA, come adottare un nuovo mindset? Come creare una nuova cultura?

Abbiamo allora provato a trasformate un “vincolo” in una “opportunità”: possiamo rispondere al V.U.C.A. con il W.A.T.T.

Saggezza, agilità, fiducia, trasparenza sono per noi le fondamenta per costruire la nuova casa.

A questo punto pensiamo sia evidente la nostra preferenza.

A partire da queste fondamenta il progetto di costruzione può proseguire sulla base di alcune consapevolezze:

  • la tecnologia digitale si caratterizza per essere un potenziamento della mente;
  • il cambiamento ha una velocità esponenziale;
  • acquisire la cultura digitale è un percorso e non un traguardo fisso e definito;
  • il metodo è fatto di continue sperimentazioni e verifiche;
  • pensare solo ai risultati a breve può risultare uno ostacolo per la sopravvivenza dell’organizzazione;
  • i disequilibri che si sono creati e continuano a crearsi in questo periodo vanno gestiti;
  • i modelli del passato non sono più in grado di interpretare l’oggi e vanno superati;
  • la diversità (in tutte le sue declinazioni) è un valore.

Così abbiamo iniziato e così concludiamo. Cambiare casa oppure solo l’arredamento? Ognuno di noi è chiamato a fare la scelta. La nostra scelta è per la creazione di una nuova cultura che dia nuova linfa alle organizzazioni.